Fatti e libri, rubrica di Bruno Elpis
I luoghi fantastici della letteratura: Utopia e la filosofia di Thomas Moore
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- Categoria: Fatti e Libri
- Scritto da Bruno Elpis
Nell’ultima tappa del nostro percorso attraverso i luoghi fantastici della letteratura, dopo Eldorado e Neverland, approdiamo in un posto che è un non-luogo, Utopia (ou «non» e topos «luogo»; quindi «luogo che non esiste»).
Un’altra antonomasia, come spiega bene www.Treccani.it:
“Utopia
1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia).
2. estens. Ideale, speranza, progetto, aspirazione che non può avere attuazione: la perfetta uguaglianza fra gli uomini è un’utopia; la pace universale è sempre stata considerata un’utopia; queste sono utopie!”
Il termine fu coniato da Thomas Moore nel “Libellus ... de optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia” (1516): Utopia è un luogo, fondato dal re Utopo, dove la società è perfetta, non esiste proprietà privata, tutti i beni sono in comune e la popolazione vive pacifica e tranquilla.
La storia del pensiero umano indica che spesso la mente approda nelle lande di Utopia: “La Repubblica” di Platone, “La Città del Sole” di Campanella, il Falansterio di Charles Fourier sono soltanto alcuni esempi.
Dal secolo scorso, l’esercizio mentale si spinge a distorcere il concetto di utopia nel suo opposto e nelle sue alterazioni: la distopia descrive un’immaginaria società, indesiderabile o spaventosa, come quella di “1984”…
Concludiamo con un pensiero sull’argomento dell’immancabile Oscar Wilde: “Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopianon è degna nemmeno di uno sguardo perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'àncora la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela. Il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie. L'Inghilterra non sarà mai civilizzata fino a quando non annetterà l'Utopia ai suoi domini.”
Bruno Elpis
3 – fine
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