Moravia e Poe
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- Categoria: Edgar Allan Poe
- Scritto da Bruno Elpis
“Ero un uomo tormentato dall’angoscia, sempre sull’orlo della disperazione. C’è nell’opera di poe una novella che torna acconcia per descrivere la condizione del mio animo in quel tempo: è quella in cui è descritta l’avventura di un pescatore attirato con il proprio battello nelle spire di un vortice marino. Egli gira con la barca tutt’intorno le pareti del baratro e insieme con lui, sopra, accanto e sotto, girano innumerevoli relitti di precedenti naufragi. Egli sa che girando si avvicina sempre più al fondo del vortice dove l’aspetta la morte, e sa quale sia l’origine di quei relitti. Ebbene la mia vita poteva paragonarsi a un costante vortice. Io ero preso nelle spire di un nero imbuto e sopra, sotto e accanto a me vedevo girare con me tutte le cose che amavo…”
(Alberto Moravia, L’amore coniugale, 1949)
In questo passaggio Alberto Moravia si avvale del riferimento a un racconto di Poe per rappresentare il tormento di Silvio Baldeschi, il protagonista del romanzo pubblicato nel 1949 e intitolato “L’amore coniugale”.
Il racconto in questione è “Una discesa nel Maelström di Edgar Allan Poe” (http://www.brunoelpis.it/edgar-allan-poe/235-una-discesa-nel-maelstroem-di-edgar-allan-poe)
Il racconto
La vicenda è nota: tre fratelli, pescatori norvegesi, mentre praticano la loro attività, sono sorpresi da una violenta tempesta. La loro imbarcazione è sospinta verso un immenso vortice: il maelström. Impossibile sfuggire al risucchio: l’imbarcazione, in balia delle forze del mare, è fagocitata da un abisso conico e attirata verso il fondo. Uno dei tre fratelli però si salva, aggrappandosi a un barile vuoto. Quando il mare si quieta, il superstite è sospinto dalle correnti verso la riva … e può raccontare la sua terribile esperienza, ancorché trasformato dal punto di vista fisico, dal momento che i suoi capelli si sono completamente sbiancati.
Il gorgo
Il maelström (in norvegese moskstraumen, "corrente di Mosken") è un gorgo, causato dalla marea lungo la costa atlantica della Norvegia, nei pressi delle isole Lofoten.
Due volte al giorno il flusso bidirezionale delle acque scorre nello stretto tra Lofotodden e Vaeroy: a causa della conformazione dello stretto, angusto e poco profondo, si genera una corrente molto forte, con flutti e vortici che rendono pericolosa la navigazione. Il fenomeno prende il nome dall'isolotto di Mosken, situato in mezzo allo stretto.
Il maelström, oltre che da Poe, è stato descritto anche da Jules Verne in “Ventimila leghe sotto i mari”.
La potenza inquietante e distruttiva della natura
La mia prima riflessione va allo sgomento che può indurre la potenza distruttiva della natura. In senso romantico, nel racconto, il mare si scatena e si acquieta: sino al culmine dell’identificazione, che consiste nell’essere divorati dalla natura stessa.
“… Trovavo fosse una cosa meravigliosa morire in quel modo e folle dare tanta importanza alla mia vita personale di fronte a quella manifestazione della potenza di Dio.”
Poe descrive il fascino perverso di questo spettacolo spontaneo con tonalità di colore uniche.
Le porte dell’Inferno
Il vortice, poi, crea un senso di terrore: lo stesso che accompagna le fenditure e le profondità della terra. Perché … perché l’immaginario umano e la leggenda, si sa, abbinano all’abisso l’idea dell’Inferno. Poe evoca questo concetto quando chiama il vortice “il muggente Flegetonte”.
Forse Poe, nel suo racconto, si è ispirato alla teoria della "Terra cava" di Symmes. L’esploratore, all’inizio dell’800, sostenne che in prossimità dei poli della terra si aprivano ingressi che consentivano di accedere all’interno della Terra e di raggiungerne gli strati più profondi.
L’interpretazione psicologica
E se il racconto di Poe fosse una metafora? Quella dello sgomento che l’uomo prova quando si immerge nella profondità del suo animo e vi scopre ogni sorta di orrore …
In questo caso lo spavento deriverebbe dalla penetrazione della verità e dalla conoscenza di se stessi.
La stessa che si realizza nei momenti estremi, quando anche due fratelli si trasformano in avversari:
“… Si lanciò verso l’anello dal quale, nella sua agonia di terrore, cercò di strappar via le mie mani, non essendoci posto per due.”
“Ora che eravamo in mezzo al gorgo, mi sentivo più calmo … Avendo compreso che oramai non avevamo più alcuna speranza, mi ero liberato di gran parte del terrore … Penso che fosse la disperazione a distendere i miei nervi.”
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