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Le recensioni di Bruno Elpis

Rosso caldo di Patrizia Rinaldi (qlibri)

coverCosa vede? Ombre… 

Blanca, l’investigatrice ipovedente (“Cosa vede? Ombre”) nata dalla fantasia di Patrizia Rinaldi, in “Rosso caldo” si occupa di un omicidio che, preceduto da strane voci (“Alina restò sveglia a sentire gli spiriti. Erano tornati…”), viene commesso nei sotterranei di un palazzo d’epoca. Urla e lamenti sono percepiti da due anziane donne che abitano nell’appartamento attiguo, oltre che dal guardiano notturno del palazzo. Costui ha una personalità fragile: non regge il colpo (o forse le minacce?)  e si suicida. Poi vi è un altro delitto e uno strano ritrovamento complica la scena criminale, perché invia agli inquirenti un oscuro messaggio subliminale… 

Il romanzo è interessante perché unisce all’indagine la storia personale dei protagonisti. Tra di questi, ovviamente una parte centrale è occupata dalla sovrintendente, che affida le sue abilità e l’intuizione agli altri quattro sensi.

Nel romanzo precedente abbiamo ammirato Blanca nel ruolo di madre adottiva di Ninì (“Ormai Blanca era sua madre, non la donna misteriosa che l’aveva accolta quando suo padre era stato arrestato per aver confessato l’omicidio di chi l’aveva portata nella pancia di madre bambina”), l’adolescente rimasta orfana di madre per il delitto attribuito al padre della stessa: Gianni Russo, che evade dal carcere ed è disposto a tutto…
In questa nuova puntata ritroviamo le due donne a fare i conti con un passato complicato (“Ho una madre anomala di una vita anomala”), che naturalmente riaffiora nel desiderio di riconsegnare al padre delinquente un’improbabile innocenza. Ninì si lascia guidare da sentimenti figliali di speranza (“L’anno scorso gli ho scritto pure una lettera in carcere”) ed è disposta a credere al genitore naturale (“Non ho ucciso Margherita, devi credermi. Mi hanno spinto a confessare”), anche contro ogni evidenza, pur di riscattare un passato troppo difficile da accettare.
Le fasi del conflitto interiore (“Si ribellò come una ragazza ferita: ferì”) sono descritte con realismo psicologico (“Metà di lei voleva correre dalla madre, abbracciarla, dirle tutto…. Metà di lei voleva offenderla, farle assaggiare almeno una parte del suo dolore…”) e senza indulgere ai sentimentalismi:  Blanca reagisce in modo ruvido e fermo alla ribellione della figlia adottiva, pur abbandonandosi interiormente alle fragranze di un amore che, come Ninì, ha il profumo del glicine (“Hai dimostrato di avere anche il carattere del glicine, oltre l’odore, perché nessun rampicante ha la stessa vitalità”). 

Il dramma familiare è avvincente almeno quanto l’indagine. Forse perché anch’esso procede sotto i colpi della tensione: “Ninì vide quello che Blanca non poteva vedere. Gianni Russo…” 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/gialli-narrativa-italiana/discussions/review/id:42597/