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Le recensioni di Bruno Elpis

Viaggio nel ’68 con “L’isola e le rose” di Walter Veltroni (parte seconda)

atolloSegnalo che il tema qui trattato sembra di grande attualità. Questa la notizia: “L’atollo pagato dagli sceicchi davanti a Riccione”. (La prima parte del commento è stata pubblicata inquesto stesso sito).

L’isola

Come in tutte le altre costruzioni utopistiche, anche l’isola ha una sua struttura. E una sua identità: “Si chiamerà Isola delle Rose. Ci darà anche il pane, ma è per le rose che la facciamo, perché ‘i cuori han fame così come i corpi’.”

E un’estensione fisica: quattrocento metri quadrati di ideali, sui quali impiantare “una comunità di persone libere, legate al bello e alla natura, che si fa Stato”
Come ogni entità ‘politica’ l’isola ha una lingua, l’esperanto (“Insulo de la Rozoj”) e una costituzione molto semplice, articolata in soli dieci punti (scelgo l’ottavo: “Tutti sono soggetti esclusivamente al giudice naturale …”).
Sull’isola sventola anche una bandiera e il vessillo è “il simbolo, tre rose rosse con gambo verde, che ora campeggiava su una bandiera triangolare arancione.”
Infine c’è l’inno nazionale: Summertime di George Gershwin.

I fatti e il 1968

Il romanzo scorre dal giugno del 1967, quando l’idea viene concepita, fino al 1968, quando … be’, basta guardare le foto pubblicate nel romanzo. Sullo sfondo scorrono fatti e avvenimenti. “Non mi piace che Tenco si sia suicidato e che il Che sia stato ucciso.”
King“Era il giorno successivo all’uccisione di martin Luther King a Memphis…”
“L’attentato a Robert Kennedy è avvenuto ieri sera …”
“A Parigi un ragazzo di vent’anni come Philippe Matherion muore accoltellato sulle barricate delle manifestazioni, in Vietnam ogni giorno vengono uccise centinaia di persone …”
“C’era stato un massacro nella Piazza delle Tre Culture di Città del Messico. Gli studenti uccisi erano forse centinaia.”

Le cause dell’insuccesso

Come molte cose belle, l’isola non avrà fortuna. Per i soliti motivi. Innanzitutto alcune reazioni politiche. Nei vari ministeri si dice: “Ci mancava soltanto l’isola, come se non bastasse tutto quello che stava succedendo in Italia, in quella primavera di fuoco del 1968.
Poi si aggiungono alcune leggende e la solita diffidenza vero il ‘nuovo’ e il ‘diverso’, montata dalle fonti d’informazione: “Polizia, dogane, controspionaggio sono in allarme: è una rampa missilistica? Una radio pirata? Una casa da gioco? O un eccentrico night?”
Infine, potere economico e religioso sferrano la loro zampata: “… loro non erano interessati a nessuna delle due cose che secondo il graduato della Capitaneria preoccupavano i loro avversari: il petrolio per l’Eni e lo striptease per il Vaticano”.
“Evidentemente inabissando quei piloni i ragazzi avevano pestato i piedi a qualcuno. Anzi, le zampe. Sei, per la precisione. E il cane aveva fatto fuoco dalla bocca. Un fuoco pesante.”

Tutto questo fa sorgere un dubbio, sollevato dall’agorafobico, geniale Simone, ingegnere e progettista: “Non la costruzione di qualcosa di nuovo per tutti ma solo un nascondiglio per noi. Come se avessimo paura della durezza della vita vera, dei conflitti, in fondo degli altri. E se l’isola fosse un monumento all’egoismo?”
Per concludere: “siamo state vittime del sessantotto, chi lo avrebbe mai detto?”

La colonna sonora

Naturale musicare una storia così struggente, che incarna la ricerca umana della felicità, con una colonna sonora le cui note sono principalmente nostalgia ed evocazione del passato.
CherCi sono i Fab Four di Liverpool e i loro antagonisti storici, i Rolling Stones. Ci sono Sonny e Cher, ma anche i Rokes. E non può mancare l’azzurro di Adriano Celentano.
Infine vi è un tocco di mondanità, con le immagini delle ospiti d’onore: Marilù Tolo (“il 16 sarà sull’isola per l’inaugurazione”) e Scilla Gabel.

Bruno Elpis

http://www.malgradopoi.it/novita-e-bestseller/viaggio-nel-68-con-lisola-e-le-rose-di-walter-veltroni-parte-seconda