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Le recensioni di Bruno Elpis

"Trent'anni e una chicchierata con papà" di Tiziano Ferro

La recensione del libro-diario è di Bruno ElpisCon grande curiosità ho letto il libro-diario di uno dei cantanti italiani più amati non soltanto in patria, ma anche in molti paesi europei e nell’America latina. Conosco la produzione musicale di questo giovane cantautore, molte sue canzoni (riconoscibili a colpo d’occhio, pardon, d’orecchio) hanno il potere di emozionare perché, a parer mio, sono caratterizzate da armonia ed estetica di ritmi e versi. Canzoni composte con una poetica condensabile in questa affermazione: “Non è vero che per scrivere una canzone si deve necessariamente essere tristi. E’ vero invece che bisogna essere motivati da un sentimento forte, condizionante”.

Forse, la curiosità che mi ha indotto a leggere quest’opera era implicitamente motivata dal desiderio di riconfermare il mio giudizio, testando anche le abilità letterarie (quelle musicali mi erano ampiamente note) di un artista indiscutibilmente innovativo.

Il testo di “Trent’anni e una chiacchierata con papà” scorre, nella forma diaristica, anno dopo anno dal 1995 al 2010, scandito dai successi travolgenti di Tiziano, che assiste incredulo alla deflagrazione della sua trionfale carriera da Latina: “E’ vero che puoi togliere un ragazzo dalla provincia, ma non la provincia da un ragazzo. E io non sono un’eccezione.

 

I numerosi fan potranno conoscere la genesi emotiva di molte liriche che hanno fatto da colonna sonora a momenti della loro vita: la rivoluzionaria “xdono”, la fiabesca “Rosso relativo”, le struggenti “Sere nere”, l’incredula “Non me lo so spiegare”, l’assertiva “Ti voglio bene”, la  programmatica “Stop! Dimentica”, la mitteleuropea “Ed ero contentissimo”, l’immaginifica “Ti scatterò una foto”, l’anagrafica “Alla mia età” e tante altre …

Attraverso le pagine, con i successi musicali, scorrono i fatti che hanno caratterizzato la sua crescita personale ed esistenziale: “L’università mi angoscia sempre di più e analisi 2 è servita solo a farmi capire che non sarò mai un ingegnere”. Passando anche attraverso un toccante incontro con il papa: “Giovanni Paolo II ha lasciato in me un segno indelebile, la sua persona ha un che di sconvolgente, ma la sua umiltà quasi ferisce.” Fino alla decisione di conseguire un diploma in lingue, in Messico, paese tanto amato e vagheggiato.

Intanto, nonostante il successo esplosivo, il giovane cantautore cova – al pari delle persone che non hanno conosciuto fama e successo – un proprio dramma interiore, che si manifesta in modo tangibile nella tendenza alla bulimia. Una patologia che – non tocca a me sancirlo – ha un significato conclamato: sostituire il vuoto affettivo con un surrogato materiale, il cibo, le bevande, da assumere in dosi eccessive. “Non nascondo che mi faccio molta pena quando mi riduco a bere e a mangiare  per affrontare un momento di scompenso emotivo. Eppure, all’esterno tutti vedono solo ‘un treno che va …’” Una patologia confessata per iscritto e forse insospettabile in un personaggio dalla bellezza efebica e professionalmente realizzato!

Pagina dopo pagina, l’autore descrive “la vita del clandestino emozionale: colui che si sente in colpa perché ama troppo e sempre”. Con un diffuso senso di estraneità di fronte a un successo che non dà tregua: “Mi sembra che le mie giornate siano un elenco di cose e di fatti che si susseguono senza logica alcuna e, quel che è peggio, senza nessun tipo di vero trasporto emotivo da parte mia. Non è così che immaginavo la mia vita”. A un certo punto, sembra quasi che ci sia una correlazione inversa tra successo e felicità: “… le soddisfazioni nel mio lavoro crescono in maniera inversamente proporzionale alla mia felicità”.

Gli anni galoppano, gli incontri con altri cantanti (Elisa, Laura Pausini, Carboni, Fossati, Battiato ..) si intensificano e culminano anche nella produzione discografica di Giusy Ferreri: un altro successo esplosivo del quale Tiziano è artefice.

Nonostante tutto, lui resta intimamente legato ai suoi affetti familiari. Su tutti, il fratello Flavio: “Il nome di mio fratello adesso è stampato a vita sul mio polso sinistro a simboleggiare l’indelebile amore che provo per lui”.

L’amore per il Messico conosce un incidente mediatico: durante una trasmissione di Fabio Fazio, Tiziano indulge a una battuta (sui presunti baffi delle donne messicane), che gli causa contestazioni e grande sofferenza. In questo momento, il cantante sperimenta un’amara verità: “Coloro che con eccessiva disinvoltura mi chiamano ‘grande’ di fronte a un trionfo sono i primi a godere nel vedermi ‘piccolo’ di fronte a una sconfitta”.

La vita continua a scorrere tra fatti pubblici e personali: “Quando si ricorderà la vittoria – n.d.r.: dell’Italia calcistica – ai Mondiali del 2006 e ci si chiederà qual era l’album più sentito di quell’estate … sarà il mio” (“Nessuno è solo”); poi giunge anche il momento di comprare casa a Londra.

Il senso di inadeguatezza e di incompiutezza è un male oscuro, che viene affrontato con antidepressivi e, finalmente, con la   psicoterapia, proclamando: “Basta vergognarsi di come sono fuori e dentro, c’è chi ha già deciso che vado bene come sono e ora devo deciderlo anch’io.” Il processo di autocoscienza è avviato: “Lo sblocco totale è avvenuto attraverso un sogno durante il quale stavo per morire cadendo nel cratere di un vulcano e ne ero felice.” Ma il processo culmina in un atto estremo: “Tornato a casa, ho tirato fuori tutti gli antidepressivi che mi erano avanzati, ho cancellato i file dal computer, sistemato un po’ la casa e, dopo aver stimato approssimativamente la dose giusta per cadere almeno in coma … ero pronto”. In ogni dramma psicologico, a volte, un atto violento, potenzialmente in grado di annientare un individuo, può rivelarsi risolutivo e ciò fortunatamente avviene a Tiziano, che giunge a una conclusione (ammesso che una conclusione possa esserci in un percorso esistenziale): “Ho passato tanti anni a chiedermi perché non ho mai smesso di scrivere questi quaderni. Adesso lo so: perché amo la mia vita e non voglio rischiare di dimenticarmelo mai”.

Non bastassero le sue canzoni, “Trent’anni e una chiacchierata con papà” mostra la personalità complessa e sofisticata di un artista pieno di contraddizioni, costantemente proteso verso l’amore per gli altri e al tempo stesso frenato da una vaga misantropia e asocialità: “..penso ai viaggi da solo, alle serate senza nessuno, alle chiamate che non ho fatto, alle telefonate perse, alle lettere strappate e mai spedite. A tutto quello che giorno dopo giorno mi ha portato lontano dalla realtà e dagli occhi degli altri.”

Dunque, in conclusione, una lettura da consigliare a chi si chiede se basta il successo a rendere felice un uomo, a chi si interessa delle inquietudini giovanili e umane, oltre che – naturalmente - ad ammiratrici e ammiratori di Tiziano Ferro, tra i quali si colloca con convinzione rinnovata anche …  Bruno Elpis

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