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Le recensioni di Bruno Elpis

Mio fratello di Daniel Pennac (i-libri)

coverMio fratello di Daniel Pennac ripercorre il rapporto profondo tra lo scrittore e l’amato Bernard (“Una resezione alla prostata… e tuo fratello muore di setticemia”): un uomo generoso, un punto di riferimento, non privo di un disagio esistenziale (“Vivere non è mica uno scherzo”) sul quale Pennac s’interroga.

Il ricordo opera su più fronti: sia attraverso i momenti di vita comune, sia nell’adattamento teatrale di un racconto di Melville (“Bartleby per me era una compagnia che suppliva… all’assenza di mio fratello”), quello stravagante  Bartleby (“Vive dunque di biscotti allo zenzero”) che nasconde dietro una frase (“La frase Preferirei di no, contrapposta all’ordine perentorio di un datore di lavoro, suscitava l’ilarità degli spettatori”) e un atteggiamento di rifiuto le cause di un disperazione forse acuita dal lavoro svolto in passato (“Le lettere smarrite!”).

Attraverso le analogie  (“Verso la fine della vita ogni tanto faceva dei biscotti, quei biscotti del Sud… Un giorno ci mise dello zenzero… Gradisci un Bartleby?”) con il racconto di Melville, Pennac s’interroga sul significato di una relazione essenziale (“Il mio lutto… fu mimetico. Un pomeriggio, girando il cucchiaino nella tazzina del caffè, mi fermai di colpo: Bernard faceva esattamente quel gesto”) e giunge forse a individuare una possibile causa dell’angoscia fraterna (“Ho chiesto alla moglie di dirmi qualcosa di gentile su mio fratello… alla fine disse: Non l’ho mai tradito”).

Mio fratelloè un’opera ricca, per i contenuti umani (“L’ultima vita di mio fratello fu la pensione anticipata, il Parkinson, il suicidio mancato, il flirt con la psicanalisi, l’Alzheimer del nostro fratello minore e la sua seconda morte, grazie al bisturi finalmente liberatore”) e letterari. Quanto a questi ultimi (ndr: domani pubblicheremo il testo integrale del racconto di Melville) demandiamo a Pennac un giudizio critico sul Bartleby: “Provavo un enorme piacere a lavorare la pasta della frase di Melville. Melville è come il pane. È nutriente senza essere pesante. È pieno di senso e di silenzio. A volte Melville è di una lentezza lavica. È lento a riempire gli anfratti, ma poi li riempie tutti. Anche gli interstizi.”

Bruno Elpis

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