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Le recensioni di Bruno Elpis

Il gioco del ragno di Donatella Perullo (i-libri.com)

coverDai tempi di Aracne delle Metamorfosi di Ovidio, il ragno è animale che colpisce scrittori e lettori per potere immaginifico e di rappresentazione. La mente va – ad esempio - a Il bacio della donna ragno di Manuel Puig (chi si ricorda il film da premio Oscar?) o a  Spiderdi Patrick Mc Grath. Su questa scia, anche Donatella Perullo sfida aracnofobi e aracnofili e così propone Il gioco del ragnonel noir fresco di pubblicazione delle edizioni Fanucci. 

La storia inizia con una scena molto forte, una provocazione alla sostenibilità della lettura: è “la strage di via Caravaggio”, alla quale sopravvive un giovane testimone, quell’Andrea Suarez, che – anni dopo l’antefatto -  ritroviamo a capo di una squadra di poliziotti: la bella Eva, il sovrintendente Carmine Rizzoli, l’ex hacker Felice Del Vecchio e i gemelli Martinelli (“L’Eremo si trovava all’ultimo piano del commissariato”).

A loro si unisce Mizar Sorrento (“È il nome di una stella. La seconda del timone dell’Orsa Maggiore… Fu mia madre a scegliere questo nome… la notte di san Lorenzo…”), figlia di una delle vittime della strage, per un caso investigativo (“Gilda Robinson l’attrice?... Ha ricevuto una richiesta di denaro in cambio di alcune foto che la ritraevano nuda, in compagnia della sua guardia del corpo, nel bagno della sua camera dell’Hotel Superior”) che trova rapida conclusione, ma che consente ai tutori della legge di intercettare un altro reato ben più grave (“Ormai era lampante che si trovavano per le mani un caso ben più serio di quello del ricattatore di fedifraghe”): una sorta di ragnatela ordita da un terribile delinquente (“Lo soprannominarono Shutterstock, perché imprigionava le vittime nel suo gioco come fosse una ragnatela sottile e impietosa e, proprio come il ragno, è letale”), che sembra inafferrabile (“Lui arriva, compie i suoi crimini e svanisce”) e segue una logica spietata di morte (“Così come il ragno paziente e tenace tesse la sua tela, lui avrebbe stretto nella sua morsa quell’uomo”). 

Nel corso delle indagini Andrea e Mizar hanno modo di affrontare la matrice comune della loro angoscia (“Non aveva voluto sapere nulla di lei, perché conoscerla avrebbe significato non riuscire più a scrollarsi di dosso il senso di colpa per essere sopravvissuto, per aver permesso che quella donna morisse per salvare lui”) e cercano così di liberare sentimenti intensi e pressanti, ma tenuti in ostaggio dal passato. Per ottenere il risultato, tuttavia, i due giovani devono risalire all’origine del dolore e guardare negli occhi chi l’ha causato. 

Il romanzo è sostenuto da un ritmo vivace, a tratti incalzante, è ben congegnato, ma soprattutto è animato dalla straordinaria sensibilità di Donatella Perullo, che conduce un’importante riflessione sugli effetti devastanti del femminicidio e propone nel finale un’originale soluzione di resilienza, tramutando con una magia narrativa il registro noir della vicenda in considerazioni profonde sui complessi meccanismi del sentire umano e riformulando un quesito che spesso sgorga dagli episodi reali della cronaca nera: per l’offeso è davvero possibile perdonare chi è causa del suo male? 

Donatella Perullo è stata redattrice di www.i-libri.com e tornerà a trovarci da queste pagine. Le dedichiamo una foto a tema di Ilaria Spes, per esprimere insieme a lei la comune convinzione che, in fondo, nelle loro perfette architetture, i ragni imbastiscono la sinfonia della natura… 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/il-gioco-del-ragno/