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Le recensioni di Bruno Elpis

Chi manda le onde di Fabio Genovesi (i-libri)

coverChi manda le onde?
Sicuramente Fabio Genovesi, un autore che da queste pagine abbiamo già commentato con “Tutti primi sul traguardo del mio cuore”. E che, in questo romanzo, alterna la narrazione alla prima persona dell’ingenua Luna con la seconda, rabbiosa persona rivolta a Serena e la terza impersonale e personalizzata per tutti gli altri personaggi. 

Chi manda le onde?
Forse Luca, il diciottenne figlio di Serena, surfista affascinante che tiene il mondo ai suoi piedi (“Luca, che è li a mandare queste cose, chissà da dove, chissà perché”). 

Chi manda le onde?
Chiunque le mandi, esse trasportano strani oggetti sulla riva e sono messaggi per la sorellina, l’albina Luna (“Cammino col cappuccio in testa e guardo per terra, e alla fine per forza mi sono accorta della roba stranissima che il mare lascia sulla riva”), e per il suo amichetto, l’emarginato Zot, che vive in un casolare spettrale (“La Casa dei Fantasmi, non te la ricordi la storia dei partigiani impiccati?”) con lo stravagante, ruspante, belligerante Ferruccio.
“Ma vorrei dire a Zot che non si muore di dolore… sennò io sarei già morta, la mamma sarebbe mortissima.” 

Chi manda le onde?
Non saranno per caso gli espedienti di Sandro, precario quarantenne, innamorato di Serena, che ricorre a piccoli, miserabili stratagemmi per crearsi occasioni d’incontro e dichiarare il proprio amore… 

Chi manda le onde?
Con Sandro, gli amici Rambo e Marino, adulti-bambini dall’incerto profilo sessuale, disperatamente intenti a ritagliarsi un presente raffazzonato in una società ostile (“Rambo in teoria lavora all’edicola coi suoi, Marino ogni tanto lo prendono come ausiliario del traffico, Sandro adesso fa le supplenze al liceo…”), in un’Italia perennemente in crisi, mal sincronizzata (“In Olanda, in Svezia, in tutti quei posti civilizzati e precisini dove i soldi della popolazione si usano per fare i lavori che servono alla popolazione…”) e assediata dai nuovi ricchi, i russi, che colonizzano Forte dei Marmi. I bamboccioni attempati, che ricorrono a estremi rimedi per sopravvivere (“La mamma morta chiusa nel freezer per continuare a riscuotere la pensione”). 

Chi manda le onde?
Forse il dolore (“Il dolore vero invece non arriva da un punto preciso, lui ti sta tutto intorno come il mare quando è mosso, un mare profondo e buio pieno di onde altissime che arrivano da tutte le parti”) di Serena, una donna che non ha più voglia di vivere e si asserraglia nel ricordo di Luca (“Perché niente ricomincia, niente va avanti, niente ha più senso. E resti qua, sdraiata nel buio, a respirare in qualche modo tra un’onda e quella dopo”). 

Chi manda le onde?
Forse il popolo della Luna, gli artefici delle misteriose statue stele (“statue di pietra con la testa a forma di mezzaluna”) di Pontremoli, uno spunto che fa galoppare la fervida fantasia dei bambini, con la quale Fabio Genovesi scrive le pagine più autentiche di questo suo romanzo. 

Chi manda le onde?
Bella domanda. Forse le onde le manda soltanto il mare (“In questi giorni il mare era arrabbiatissimo, tutto nero e pastoso, e urlava così forte che la notte lo sentivo da camera mia”). O forse noi lettori, che “siamo tutti normali, finché non ci conosci abbastanza”. 

Bruno Elpis 

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