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Le interviste di Bruno Elpis

Intervista a Angelo Favaro, ideatore dell’evento-convegno internazionale “Alberto Moravia e la Ciociara – Letteratura. Storia Cinema” in programma per il 10 maggio a Palazzo Caetani a Fondi, nei luoghi del romanzo.

locandinaIl prof. Angelo Fàvaro si occupa di letterature classiche, di ibridazioni fra le arti e la letteratura, di teatro, e collabora con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma “Tor Vergata”, e con l’Associazione Fondo Alberto Moravia, di cui è Presidente Dacia Maraini. Ha pubblicato saggi e articoli, anche in riviste e pubblicazioni internazionali, su Foscolo, d’Annunzio, Moravia.

Quest’intervista intende provocare le doti di sintesi di un esperto e studioso di Alberto Moravia: Angelo Favaro. Le domande che gli rivolgiamo hanno – ovviamente – il modesto obiettivo di suscitare curiosità e interesse intorno a una giornata di approfondimento su uno dei più grandi scrittori contemporanei.

Angelo, perché Moravia ha meritato la tua attenzione e i tuoi studi?
Come tutto quel che è più importante e significativo nella vita, anche l’interesse e la passione per l’Opera di Moravia e per Alberto, come uomo e intellettuale, sono stati un caso. Mi sono occupato di Moravia per caso: un collega all’università mi chiede se voglio effettuare un approfondimento e svolgere dunque un seminario semestrale su alcuni romanzi di Moravia, accetto.

Rileggo i romanzi (Gli indifferenti, Il conformista, La ciociara, La noia, La vita interiore) e così quell’autore che tanto mi aveva infastidito nell’adolescenza, che avevo anche incontrato a Sabaudia – io sono nato a Roma, ma ho trascorso dai miei tre ai miei trenta anni nella cittadina pontina, amata da Moravia – e con il quale avevo avuto un non buon colloquio rapido e brusco, ecco proprio lui adesso mi appariva sotto una nuova luce. L’autore amato nell’adolescenza era stato Italo Calvino, e alla sua morte, avevo pianto a lungo, perché speravo un giorno di conoscerlo davvero, ma Moravia proprio non mi interessava. Lo rileggo appunto per il seminario e rimango folgorato dalla sua prosa limpida, dal messaggio diretto, dalla ineguagliabile e straordinaria capacità di formulare tanto dialoghi quanto monologhi e flussi di pensiero a solo.

Com’è nato il tuo interesse per Moravia?
Ovviamente dopo quella rilettura, ecco un evento: il centenario dalla nascita, così decido di organizzare una mattinata di studi a Sabaudia, dal titolo Alberto Moravia, o l’uomo come fine nel centesimo anniversario dalla nascita. Era il 2007. Da quel momento ho letto e riletto quasi tutto quel che Moravia ha scritto, ho partecipato a convegni, seminari di studio, e pubblicato numerosi saggi in vari testi e volumi dedicati a vari aspetti dell’Opera del narratore dei Racconti romani. Pensa l’ultimo saggio dedicato a Moravia lo ho consegnato proprio ieri: Il Decameron di Moravia: quando “letteratura e realtà si identificano perfettamente per una rappresentazione totale dell’uomo” – la frase fra virgolette è tratta da un articolo che Moravia scrisse per recensire il film di Pasolini.

locandinaE perché la Ciociara, nella produzione di Moravia, assume il ruolo di romanzo rappresentativo?
La ciociara è davvero un unicum sia fra le Opere di Moravia sia nel panorama italiano e europeo del Novecento. È centrale fra le opere di Moravia perché segna il passaggio fra la sua produzione narrativa del primo Novecento e quella del secondo Novecento: nel 1957 viene pubblicato il romanzo sulla guerra, che chiude i conti con la scrittura realistica e neorealista, popolare e pre e post-bellica del narratore de Gli indifferenti, nel 1960 pubblica quel capolavoro assoluto, quel romanzo-saggio sul tema-problema più profondo dell’esistenzialismo moraviano: La noia. C’è un prima e c’è un dopo La ciociara, e inoltre come Moravia ha sovente ribadito la sua scrittura trae spunto dalla biografia, ma non è propriamente autobiografica, “L’esperienza di base del romanziere è sempre autobiografica, lo scrittore non parla delle cose che non conosce”. Se questo è parzialmente vero per gli altri romanzi è invece assolutamente vero per La ciociara. Non si può dimenticare che gli eventi narrati nel romanzo Moravia li aveva vissuti in prima persona con la moglie Elsa Morante, in quell’anno drammatico fra il 1943 e il 1944. I messaggi che si possono desumere dal romanzo sono molteplici, come le chiavi di lettura che sono autorizzate dalla complessità e dalla ricchezza di riferimenti. Ci sono gli atti della prima edizione, pubblicati dalle edizioni scientifiche di Sinestesie, e sto lavorando agli atti della seconda edizione: è davvero stupefacente constatare come studiosi e critici differenti hanno effettuato letture e analisi di una intelligenza non comune. Il romanzo “sulla guerra” di Moravia è tradotto nelle principali lingue del mondo, e dunque letto e studiato ancora oggi. Ecco io credo sinceramente e seriamente che La ciociara sia un romanzo che con una forza e una vivezza senza pari narra l’orrore della guerra e l’impossibilità di concepirla razionalmente. Moravia ribadiva che così come il genere umano aveva formulato il tabù dell’incesto, avrebbe dovuto far divenire un tabù anche la guerra.

Cos’ha costituito Alberto Moravia per la letteratura italiana?
Io sono persuaso che Alberto Moravia abbia chiuso la stagione della letteratura decadente e simbolista e abbia aperto in Italia la nuova stagione della letteratura esistenziale. Ha chiuso i conti con l’Ottocento e aperto la stagione, ancora inconclusa, con la scrittura novecentesca e poi della postmodernità. Ha inoltre dato una lingua veramente moderna al romanzo e alla narrativa. Che altro? Questo è già sufficiente a porlo fra gli scrittori irrinunciabili della letteratura mondiale, e ovviamente italiana. Rileggo spesso, oltre alle opere più famose, anche gli scritti di viaggio e i saggi compresi nel volume L’uomo come fine: c’è un messaggio di un’attualità sconcertante, oggi, proprio oggi, in questi scritti. L’uomo come fine non è una facile e felice formula o uno slogan, ma è principio etico e più ampiamente filosofico di un neoumanesimo integrale e fondato su ragioni che poggiano su una struttura politico-ideologica soltanto per superarla e slanciarsi verso sintesi concettuali guidate e sostenute da una illuministica e fiduciosa, quanto utopica, adesione alla ragione. E sempre nel 2007, il prof. Lucio Villari, storico e amico personale di Moravia, nel corso di un importante incontro, volto a commemorare la nascita del romanziere, definiva propriamente il pensiero politico e filosofico di Moravia ponendolo all’intersezione fra Umanesimo e ragione. Per comprendere l’importanza di Moravia oggi basta rileggere questa riflessione: «E’ urgente […] che il mondo torni ad essere fatto alla misura dell’uomo. Soltanto in un mondo fatto secondo la sua misura, l’uomo potrà ritrovare, attraverso la contemplazione, un’idea adeguata di se stesso e riproporsi se stesso come fine e cessare di essere mezzo. Un mondo siffatto presuppone certamente la distruzione e la scomparsa degli Stati e delle Nazioni e conseguentemente delle immense città in cui Stati e Nazioni riuniscono i loro organi direttivi. Un mondo moderno fatto secondo la misura dell’uomo dovrà da un lato esser fatto secondo la sua fisica capacità di muoversi, di vedere, di abbracciare e di intendere; dall’altro secondo la sua misura intellettuale e morale, ossia la sua capacità di entrare in rapporti con le idee e i valori morali»

“Gli indifferenti”, a parere di molti critici, sono un capolavoro assoluto. Vuoi aggiungere una tua considerazione personale su questo romanzo?
Gli indifferenti come disse Moravia sono una tragedia senza la tragedia: una considerazione soltanto, se rileggiamo il romanzo, oggi, adesso, e ci concentriamo sul personaggio di Michele, sulle sue esitazioni, sulle paure, sulle reticenze, sulla sua coscienza rivoltata, vi ritroveremo la nostra gioventù. Gli indifferenti sono un grande romanzo sull’infelicità e sulla pulsione beffarda all’azione che confligge con l’impossibilità d’agire. È lo spettacolo della vita che viene messo in scena, quando la vita non si riesce a vivere. Quando non si riesce a cambiare il mondo che non si accetta e non si ama.

Come si caratterizzano le ultime opere di Moravia (sto parlando di romanzi come “Io e lui” e “La vita interiore”) rispetto alle prime?
La grandezza di un narratore, di un artista come Moravia è semplicemente quella di essere stato contemporaneamente pronto a ipotizzare il futuro, a profetizzare e analizzare gli eventi che sarebbero accaduti, e essenzialmente contemporaneo a se stesso, ovvero capace di cogliere e raccogliere le istanze storiche, letteraria, culturali della situazione in cui stava vivendo. Se penso alla Vita interiore, non posso non trovare in questo romanzo gli anni di piombo, quando rileggo Io e lui non posso scoppiare spesso a ridere riflettendo sulla sessuomania della nostra epoca e sulla sublimazione. Chissà cosa penserebbe o direbbe Moravia del fenomeno planetario di youporn o degli infiniti siti pornografici di esibizionisti in cam…

locandinaAdesso due parole sull’evento da te progettato…
Quando ho proposto, per la prima volta cinque anni or sono, di effettuare un convegno dedicato a Moravia e al suo romanzo sulla guerra, La ciociara, ho trovato il pieno appoggio di un colto assessore alla cultura e alle politiche scolastiche, il prof. Lucio Biasillo, che ha compreso pienamente la portata eccezionale di un convegno dedicato a quest’opera, nei luoghi ove il romanzo si svolge. Sin da quel primo incontro avevo in mente che non si sarebbe potuto esaurire il campo vastissimo di indagine sul romanzo, sul film, sul momento storico che viene chiamato in causa dalle vicende narrate. Il secondo convegno mi ha dato ragione: non solo per la partecipazione di studiosi dagli Stati Uniti e dalla Cina, ma anche per le conversazioni intorno a Michele, il personaggio maschile, intellettuale e ideologo nel romanzo. E, come dicevo, rileggendo le pagine del volume di Atti di quella seconda edizione dello scorso anno, al quale stiamo ancora lavorando, le riflessioni sono molteplici. Speriamo che possa andare in stampa nel prossimo autunno in modo da aprire un nuovo confronto sul romanzo con altri studiosi. Inoltre è importante sempre tener presente che questo romanzo coinvolge studiosi di ambiti differenti: letterati, critici e storici della letteratura, esperti di cinema e di teatro, storici, psicanalisti.

Come si qualifica quest’edizione rispetto alle due che l’hanno preceduta?
I paesi coinvolti quest’anno sono: la Gran Bretagna, la Germania, la Francia (dove Moravia è un vero e proprio intellettuale di punta, o come si dice un maitre à penser, ed è per questa ragione che in ogni edizione del convegno c’è stato uno studioso o un letterato francese), la Repubblica Ceca, l’Albania, la Spagna. E poi molti sono gli italiani che si sono voluti misurare da differenti punti di vista con il romanzo o con il film. In particolare anche la dott.ssa Pamela Parenti che ha sondato invece la trasposizione teatrale de La ciociara effettuata da Annibale Ruccello, di cui è riuscita a trovare la trascrizione originale per le scene. Ci saranno molte sorprese e documenti inediti verranno presentati per la prima volta quest’anno.

Ci puoi anticipare qualche “primizia” sulla giornata del 10 maggio?
Lo scorso anno ero molto preoccupato dal fatto che al convegno partecipassero soprattutto studiosi e esperti uomini, soltanto tre donne, e devo dire quasi coinvolte a forza, proprio per non avere una giornata con soli uomini, le chiami pure “quote rosa”. Davvero, ero stupito dal fatto che non riuscissi a trovare donne che si fossero occupate di questo romanzo, che lo avessero studiato, indagato. Quest’anno invece … è accaduto esattamente il contrario: sono tutte donne, tranne tre uomini, per il resto della giornata gli interventi saranno al femminile, e non è un caso che se l’anno scorso il punto di vista si era focalizzato su Michele, quest’anno sono Rosetta e Cesira ad essere protagoniste del convegno. Mi piace citare il titolo della relazione della dott.ssa Paola Pannicelli (Dirigente Rai-Fiction): Moravia. L’ascolto dello sguardo femminile. La ciociara. È proprio la nota distintiva di quest’anno: l’ascolto dello sguardo femminile. Ci sarà anche un italianista molto noto in Germania, il prof. Thomas Klinkert, che è professore ordinario di letterature romanze presso l'università di Friburgo (Germania) e ha pubblicato saggi su letteratura e scienza/sapere, letteratura e semantica dell'amore, intertestualità, teoria dell'analisi del testo e della letteratura, in particolare occupandosi di Dante Alighieri, Rousseau, Foscolo, Proust, Pirandello, e parlerà di “Costruzioni di realtà nella Ciociara di Moravia”. Ci saranno diversi documenti inediti, che saranno presentati, come dicevo, e poi un’ospite d’onore, ma non posso dirti ancora il nome, soltanto che è stata presente sul set del film de La ciociara, nel corso di tutte le riprese dal primo all’ultimo ciak …

Ringraziando Angelo Favaro per le risposte che ci ha fornito, diamo appuntamento a tutti al 10 maggio!

Bruno Elpis

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